Una campagna di indagine archeologica destinata a diventare un modello di lavoro, sia per gli strumenti che per il metodo utilizzati, a prescindere da quanti reperti potranno poi concretamente riemergere dal sottosuolo e da un passato secolare. Questo il dato centrale che è emerso dall'incontro, promosso dal Comune di Barberino Val d'Elsa e dal Comune di Certaldo, "Il Progetto Semifonte - presentazione della campagna 2018 - ricerca, didattica e comunicazione nel loro contesto" che si è svolto domenica 30 settembre in Palazzo Pretorio a Certaldo.
Un incontro al quale hanno partecipato anche i sindaci dei due comuni valdelsani, Giacomo Trentanovi, sindaco di Barberino Val d'Elsa e Giacomo Cucini, sindaco di Certaldo, dal quale è emerso lo stato delle ricerche svolte fin qui, il programma di quelle in corso in questi giorni, l'anticipazione sulle iniziative di restituzione pubblica del lavoro svolto e dei risultati conseguiti previste per il 2019.
Avviato circa due anni fa, il "Progetto Semifonte" - che a sua volta costituisce un elemento del più ampio progetto storico-archeologico di scala regionale "Le terre dei vinti", dedicato alle maggiori signorie territoriali toscane - ha preso il via dalla volontà delle istituzioni e delle comunità locali di investire sulla ricerca e la valorizzazione del proprio patrimonio culturale. Il progetto è così entrato a fare parte, per iniziativa della Cattedra di Archeologia Medievale dell'Università di Firenze (Dip. SAGAS)di un accordo internazionale con l'Istituto per le Tecnologia applicate ai Beni Culturali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ITABC) e l'Istituto di Archeologia dell'Accademia Polacca delle Scienze di Varsavia (IAE-PAN). Un progetto di ricerca - cui da quest'anno collabora anche la Cattedra di Geografia (sempre del Dip. SAGAS) - che vede lavorare lo stesso team in parallelo su due siti: Semifonte appunto, e Sandomierz, città polacca che, in modo analogo a Semifonte, si trovò all'inizio del XIII secolo ad essere un luogo nevralgico per lo sviluppo della sua area e fu rasa al suolo, in questo caso dall'invasione dei Mongoli, tra 1241 e 1260.
La forza del progetto sta nel lavoro di squadra tra esperti di più enti e di diverse discipline che ruotano intorno alla ricerca archeologica, con l'obiettivo di giungere così all'eventuale fase di scavo archeologico con il maggior numero di informazioni possibili sul sito. Si ottiene così un duplice risultato: un'analisi descrittiva accurata della presenza di manufatti già prima di procedere con eventuali sondaggi stratigrafici per scavo; la possibilità di valutarne preventivamente la produttività e, in caso positivo, di pianificarli accuratamente. Per arrivare a questo, l'équipe utilizza in modo incrociato quattro diversi metodi: magnetometria, georadar, resistività elettrica insieme all'impiego di termocamere. Il lavoro su due fronti analoghi, come Semifonte e Sandomierz, permette di affinare le tecniche e di accrescere le esperienze. Al termine si sarà messo a punto un metodo di lavoro esemplare, che già sta dando alcuni risultati. I rilevamenti, ancora da elaborare, al momento dicono che nel sottosuolo ci sono almeno due strutture murarie angolari. Non sappiamo se di Semifonte, ma sicuramente di epoca antecedente al 1500 e che recheranno con sé quindi tracce di come quel territorio si è evoluto dopo la scomparsa di Semifonte.
Venendo ad oggi, al momento è in corso la seconda campagna di prospezioni geofisiche, che vede sul campo due squadre di specialisti di istituti di assoluta eccellenza e di rilevanza internazionali. La squadra dell'Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma è diretta dal dott. Salvatore Piro, l'altra, dell'Istituto di Archeologia e Etnologia dell'Accademia Polacca delle Scienze di Varsavia, è diretta dal prof. Tomasz Herbich. Il progetto è anche l'occasione molto efficace per sviluppare una specifica attività didattica e infatti affiancano i geofisici 15 studenti di archeologia medievale dell'Università di Firenze, suddivisi in tre gruppi coordinati da altrettanti archeologi, cui si aggiunge una studentessa di archeologia della King al-Hussein Bin Talal University di Ma'an, in Giordania. Uno dei gruppi è poi attivo in modo più specifico in attività di archeologia leggera, operando soprattutto con letture stratigrafiche di strutture conservate in elevato e in primo luogo le numerose case-torri dell'area di Semifonte, allo scopo di determinarne la cronologia, le tecniche costruttive e i materiali impiegati e valutarne il rapporto, anche mediato, con la città distrutta dai Fiorentini. L'attività sul campo è anche frutto della collaborazione del Gruppo Archeologico Achu, che in accordo con le AA.CC. coordina il programma locale di valorizzazione del sito, e della disponibilità dei proprietari dei terreni di Semifonte grazie ai quali è stato possibile procedere agilmente al programma di valorizzazione del sito.
Da sottolineare, inoltre, il forte valore identitario di Semifonte che trova rispondenza nella partecipazione della comunità locale e nelle numerose donazioni liberali che hanno permesso di finanziare parte della logistica del progetto di ricerca.
Nel 2019 verranno presentati i primi risultati di queste indagini alla popolazione e agli studiosi. Sarà l'occasione per esporre il tema delle profonde trasformazioni del paesaggio tra il Medioevo e l'età di Leonardo: dalla fondazione signorile di un centro urbano alla sua scomparsa per mano fiorentina (appunto Semifonte), alle modificazione dell'assetto delle coltivazioni e le opere di sfruttamento delle acque, alla nascita delle fattorie di proprietari cittadini. Si tratta di un processo di trasformazioni che verrà documentato sulla base dei risultati di queste indagini, per far comprendere le radici dell'attuale aspetto del territorio, il suo ruolo di fonte storica e contemporaneamente il suo valore, anche etico, e la sua fragilità. Un bene prezioso da conservare e curare.