Logo dell' Ente

Home Archivio notizie “...e son Giovanni!...” una mostra per ricordare "il Benazzi"

“...e son Giovanni!...” una mostra per ricordare "il Benazzi"

PDF  Stampa  E-mail 

Benazzi - MANIFESTO - web

A quasi sei anni dalla sua scomparsa, Certaldo ricorda Giovanni Benazzi con una mostra speciale: “...e son Giovanni!... - viaggio nei colori e nell’anima di Giovanni Benazzi”, organizzata su iniziativa de “Gli amici di Giovanni Benazzi” in collaborazione con il Comune di Certaldo, si terrà nella Saletta di via 2 giugno, da martedì 24 aprile (inaugurazione ore 18.00), fino al 1 maggio. Durante la mostra sarà possibile contribuire alle spese sostenute per la sistemazione e l’arredo della sua tomba al cimitero comunale.

 

Era il 26 settembre 2012 quando Giovanni Benazzi ci lasciava. Una persona speciale, divenuta «personaggio» suo malgrado, che tutti a Certaldo conoscevano per il suo peregrinare da una panchina ad un bar, da un posto all’altro, col suo incedere veloce e un po’ claudicante, lo sguardo perso dietro gli occhiali spessi da ipovedente. Corporatura robusta, sigaretta perennemente in bocca, Giovanni era alla costante ricerca di “un millozzo” per prendersi un caffè ma, soprattutto, di qualcuno con cui parlare, a cui leggere le sue poesie o mostrare i suoi quadri, veri e propri trionfi di linee nette e colore, cartine di tornasole di quel suo mondo interiore così ricco di vitale energia e offuscante caos che era la sua forza ed il suo tormento. Il tormento di un’infanzia “difficile”, quando fu tolto alla famiglia ed affidato per tre anni ad un orfanotrofio in quel di Firenze, esperienza che lo avrebbe profondamente segnato. Poi, nonostante la difficoltà da ipovedente, era però riuscito a studiare col sostegno dei certaldesi che gli volevano bene e trovare lavoro come fisioterapista. Ma la sua vita, tra precoci perdite di familiari, difficoltà sul lavoro e difficoltà di “adeguarsi” ad una società che se non funzioni secondo gli standard ti fa sentire “diverso”, lo aveva visto poi trascorrere da solo l’età adulta; fino a perdere il lavoro e vivere grazie al sostegno dei servizi sociali.

Dipingere era per lui il modo per dialogare, per esprimere se stesso, sogni e incubi, ma soprattutto per ricompensare chi lo accoglieva sulla sedia di un bar o di un negozio, o in casa per una pastasciutta, talvolta una doccia, sempre per un po' di affetto. E gli amici di allora, che non l’hanno dimenticato, lo ricorderanno con questa mostra e risistemando quel giaciglio dove le sue spoglie mortali riposano adesso. Mentre i colori, le sue opere - che oltre alla Saletta di via 2 giugno saranno esposte una in ogni vetrina dei negozi del centro urbano che la vorranno accogliere - e la sua memoria, continueranno a vivere.
Ultimo aggiornamento ( Lunedì 12 Novembre 2018 09:10 )
 
fine